E poi mi è capitato di bere questa cosa qui
e mi si è bruciato l'hardware del cervello perché il software Frizzante Dei Colli Trevigiani 280 slm di Costadilà si presenta
come un innocuo Prosecco+Bianchetta+Verdiso rifermentato in bottiglia con 15 giorni di macerazione sulle bucce, mentre in realtà è una specie di Baco Del Millennio che blocca tutto e sullo schermo appare solo la scritta:
IO SONO 280 SLM E TU DEVI
BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE...
BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE BERE...
e premo disperatamente ESC e tento un riavvio e niente, sono stato resettato, rimasticato, sputato, ripulito, candeggiato, riprogrammato e rilasciato a galleggiare in un vuoto pneumatico che assomiglia tanto alla pace dei sensi e non è oblio ma stupore continuo.
E così, pacificamente, mi stupisco quando è così difficile stupirsi, bevo (è questo virus nel corpo che me lo ordina) una cosa frizzante macerata sulle bucce (nota 1) che sembra incrociare magicamente tensione acida, potenza di frutto e ampiezza olfattiva. Un Prosecco (?) che è meglio lasciar scaldare nel bicchiere, che più ti avvicini al fondo della bottiglia e più la consistenza pare aumentare. UnaProsecco Cosa Frizzante dalla schiena drittissima, dal carattere terrigno che entra in bocca e mixa CO2 e tannini e acidità e controlla il tutto col velo della dolcezza del frutto, che lascia percepire ogni singola componente e a la lega, che unisce gli opposti e li fa lavorare insieme.
Questo Fizzy-Orange è una bibita. Nel senso che io Bibito e Bibito e Bibito e non mi fermo più.
Attenti al contagio: 92/100.
P.S.: in una casella vicina nello scaffale degli assaggi, etichettabile, diciamo, come semplicemente ultraorange-Fizzy-Folk-Alternative, è da mettere l'ultima sana/follia di Alberto Carretti/Podere Pradarolo, quel Vej Metodo Classico che ha rotto ulteriormente i confini della mia fragile volontà tassonomica.
Ma questa è un'altra storia.
Nota 1: è da notare come le categorie nel vino nella loro rassicurante litania Frizzante/Bianco/Rosato/Rosso/Dolce assomiglino sempre più a delle bolle di sapone, a una serie di insiemi A-B-C-D-E che collidono, combuttano, si mischiano, si meticciano. E' come guardare un mappamondo e vedere i confini liquefarsi, le particolarità di ogni staterello che per osmosi passano in quello accanto. Metodologicamente un tentativo di catalogazione odierno dei vini assomiglia al melting-pot lessicale della sezione Recensioni di una qualsiasi rivista di musica contemporanea dove l'incasellamento di un buon numero di dischi scivola dall'iperdescrittivismo al puro neologismo alla resa totale (cito a caso: psycho-shoegaze; folktronica; industrial techno ambient pop; doom ambient-dub; qualche volta, tristemente, rock).
Poi, certo, al ristorante capita ancora che qualcuno ti chieda: "Bianco o rosso?"
E così, pacificamente, mi stupisco quando è così difficile stupirsi, bevo (è questo virus nel corpo che me lo ordina) una cosa frizzante macerata sulle bucce (nota 1) che sembra incrociare magicamente tensione acida, potenza di frutto e ampiezza olfattiva. Un Prosecco (?) che è meglio lasciar scaldare nel bicchiere, che più ti avvicini al fondo della bottiglia e più la consistenza pare aumentare. Una
Questo Fizzy-Orange è una bibita. Nel senso che io Bibito e Bibito e Bibito e non mi fermo più.
Attenti al contagio: 92/100.
P.S.: in una casella vicina nello scaffale degli assaggi, etichettabile, diciamo, come semplicemente ultraorange-Fizzy-Folk-Alternative, è da mettere l'ultima sana/follia di Alberto Carretti/Podere Pradarolo, quel Vej Metodo Classico che ha rotto ulteriormente i confini della mia fragile volontà tassonomica.
Ma questa è un'altra storia.
Nota 1: è da notare come le categorie nel vino nella loro rassicurante litania Frizzante/Bianco/Rosato/Rosso/Dolce assomiglino sempre più a delle bolle di sapone, a una serie di insiemi A-B-C-D-E che collidono, combuttano, si mischiano, si meticciano. E' come guardare un mappamondo e vedere i confini liquefarsi, le particolarità di ogni staterello che per osmosi passano in quello accanto. Metodologicamente un tentativo di catalogazione odierno dei vini assomiglia al melting-pot lessicale della sezione Recensioni di una qualsiasi rivista di musica contemporanea dove l'incasellamento di un buon numero di dischi scivola dall'iperdescrittivismo al puro neologismo alla resa totale (cito a caso: psycho-shoegaze; folktronica; industrial techno ambient pop; doom ambient-dub; qualche volta, tristemente, rock).
Poi, certo, al ristorante capita ancora che qualcuno ti chieda: "Bianco o rosso?"
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