C'è un'Italia che lavora seriamente. Senza proclami, senza guardarti con gli occhi iniettati di sangue, senza alzare il livello dei decibel e procurarti un ronzio alle orecchie e al cervello. Un'Italia ai limiti dell'eversività che considera una retribuzione la diretta conseguenza della quantità e qualità del proprio lavoro. Gente che messa in un'agorà spesso caciarona e viziosa come il web o il giornalismo cartaceo, si ritroverebbe spaesata e quantomeno fuori posto. Gente che, diciamo, tende a defilarsi dalla marea di guano che parrebbe ricoprire tutto e tutti perché questa è gente che sgobba e che cerca un confronto sereno con quello che fa. Gente che coltiva il dubbio, nel senso che è nel dubbio che scatta la scintilla per migliorarsi. Gente che ha pudore. Gente che lavora, fatica, si appassiona e le chiacchiere stanno a zero. Gente che è ossigeno per questa stanzetta convulsa e sovraffollata che è l'Italia. Non so se in ogni casella di questo ritratto it...