E' successo che nell'arco di una settimana, per quella serie di strane coincidenze di cui ci fa dono la vita, si siano sgranocchiati come crackers alcuni vini francesi collocati oramai nella mitologia (chi prima, chi dopo), in una mia personalissima mitologia rientrante, però, in quello che definirei come patrimonio dell'umanità o vino transgenerazionale o capace-di-unire-l'umanità-in-un-caldo-abbraccio-amoroso. Insomma, dei vini che, nella loro più o meno breve storia, hanno dimostrato di piacere proprio a tutti, a quelli che cercano l'equilibrio e l'esaltazione del frutto, a quelli che vogliono dei muscoli e sapori lunghissimi, a quelli che (dicono) di capirne poco ma ci mettono un secondo a dire che quella roba che gli hai messo nel bicchiere manco la userebbe per sfumare una scaloppa. Vini che di solito portano la primavera anche quando fuori ci sono -10° e il sole sembra un qualcosa che dovrebbe stare su nel cielo ma adesso non me lo ricordo più tanto ben...