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RADIKON. 2005. (PIUTTOSTO). STANKO.


Stanislao (Stanko) Radikon sta nel Collio. Dal 1980 fa vini. Dal 1995 ha smesso di usare prodotti chimici. Dal 1999 ha smesso di usare la solforosa in alcuni vini. Dal 2002 in tutti i vini. E' un capostipite delle lunghe macerazioni nei vini bianchi. Cioè, no, perché 'sta cosa la facevano già i nostri nonni. 
Stanko Radikon nel 2009 fece una serata da Noè a Faenza. Portò i suoi 2004. Spiegò la sua filosofia produttiva. Parlò di macerazioni tentate fino ai 9 mesi per poi assestarsi sui 3/4. Parlò di solfiti, di formati di bottiglia (mezzo litro e litro per ottimizzare il contatto aria/vino), di plance di sughero (che diventano mini-tappi in quelle bottiglie a garanzia di maggiore qualità), di territorio. Schiantò la platea con un succo d'uva come l'Oslavje (l'uvaggio Pinot Grigio, Sauvignon, Chardonnay), abbagliò i presenti col Jakot (il Tocai o Friulano) e la Ribolla Gialla. Creò dipendenza in qualcuno.
Stanko Radikon è questo (lode ai video e ai siti ben fatti).
I vini di Radikon possono essere diverse cose. A volte buonissimi, altre volte interlocutori. Ogni annata col suo campione. Fino al 2004. Dove tutto era buonissimo e dove l'Oslavje lo era di più. Un fuori categoria, uno straccia-etichette (bianco? macerato? friulano? No, Vino). Costringendo ad entrare sempre più nel bicchiere di questo Paròn del vino, a cercare le altre annate, a tentare di ricostruirne il percorso.
Poi l'annata successiva che tardava ad uscire. 
Stanko Radikon che saltava VinoVinoVino 2011 per andare al Vinitaly.
Un fugace assaggio del Jakot 2005 che qualche perplessità ha lasciato perché discreto, ma discreto con Radikon non basta.
E, alla fine, l'avvistamento, l'acquisto, l'apertura, la bevuta.


Oslavje 2005: questo orange fino al midollo ha un inizio cupo. Fatica ad esprimere le sfumature olfattive abituali. Il ventaglio rimane chiuso, niente speziature o variazioni sul tema uvosità. Un naso dritto, vagamente plastico. Pungente e duro. Poi qualcosa cede, ma sono solo crepe nel tannico/acido. Questa resa austera (dritta, impalata, formale) si specchia nella bocca. Verticale. Asciutta. Fredda. Poca dolcezza a tamponare. Questa resa problematica solo alla fine, dopo qualche ora, tende a sciogliersi, a lasciar intravedere quella assolutezza che, sappiamo, i vini di Radikon possono dare. Lascia intravedere qualcosa. Ma, per il momento, è troppo poco. Per il momento nella 2005 è pieno inverno. Uno di quegli inverni del Carso. Brrrrr... e 83/100.







Commenti

  1. Ciao Eugenio, come si suol dire: non tutte le ciambelle riescono col buco.
    Magari è solo da aspettare, anche se un vino bianco che esce dopo 6/7 anni dovrebbe poter evolvere, non essere da aspettare. Parer mio, ovvio.

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  2. Si, ho pensato anch'io che magari era da aspettare, forse era una fase, forse la bottiglia subdolamente non perfetta. Ma di queste pseudo-previsioni (i famosi "Da bere tra 10 anni") è pieno il mondo: al momento attuale è un vino che delude, che pare figlio di un'annata rigida e mancante di slancio aromatico e palatale. L'unico (mio) modesto tentativo sarà di berne nei prossimi mesi sperando che ad un certo punto appaiano dei mutamenti. E la cosa è assolutamente possibile, perlomeno sul fronte aromatico, mi è successo diverse volte con tante bottiglie. Senza (e questo me lo dico da solo) aspettarsi di tornare ai fasti della 2004.

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  3. Ciao Eugenio,
    pochi giorni fa Jacopo Cossater raccontava su Intravino di una storica verticale di ribolla gialla di Radikon:
    http://www.intravino.com/assaggi/radikon-e-la-ribolla-gialla-definitiva/.
    Io ho assaggiato i 2005 a semplicemente uva e ho avuto l'impressione che tu hai articolato qui sopra.
    Devo dire che anche il 2004 che ho assaggiato, sebbene migliore decisamente dei 2005, non mi ha convino del tutto.
    Quello che ho trovato interessantissimo nel racconto di Cossater è che per ogni annata ci ha messo i tempi di macerazione. Sembrerebbe quasi, ed era un mio sospetto già da un po', che troppa macerazione stabilizzi il vino, ma gli tolga anche vitalità (ricordo un assaggio di un 2002 dell'Oslavje che definii dissonante e "ogni sorso è una sorpresa").
    Cossater mi ha scritto che dal 2006 Radikon ha ripreso a ridurre i tempi di macerazione. E vorrà dir qualcosa!
    Quindi celebriamo lo spirito pionieristico e sperimentale di questo produttore e ci auguriamo che riesca a superare il meglio di sè nei prossimi anni!

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  4. Ciao Niccolò, intanto grazie per le tue degustazioni che seguo sempre e in cui trovo diverse affinità interpretative.
    Il post di Cossater l'avevo letto (e, casualità della vita, avevo comprato i 2005 qualche giorno prima). Nella mia esperienza (ho bevuto quasi tutto dall'annata 1999), Radikon è un grandissimo produttore, uno che vale la pena ricercare sempre. I 2005 bevuti finora hanno tutti questo stampo "duro e cupo" e le ragioni possono essere diverse, sia climatiche (in Romagna fu annata non semplice) che di vinificazione, e sarebbe interessante sapere da lui qualcosa.
    I 2004 sono in leggero calo, specie le ultime bottiglie di Oslavje bevute (mentre lo Jakot è ancora in ottima forma) che si allontanano dagli splendidi ricordi di qualche mese fa.
    Ma questo non cambia di un millimetro il giudizio globale su questo viticoltore a cui virtualmente faccio un monumento.

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  5. Pochi giorni fa stavo meditando l'acquisto della mezza bottiglia. Memore del tuo post ho virato su tutt'altro: pinot bianco Castel Juval, volevo il riesling ma non ce n'era traccia.

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  6. Mio Dio, se lo sa Radikon mi lancia un anatema...
    Comunque un assaggio dei suoi 2005 devi farlo, tempo e soldi e voglia permettendo. Sono sempre vini di grande interesse e magari trovi una bottiglia più fortunata. E intanto facci sapere come Castel Juval.

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  7. Ciao Eugenio,qui nevica a badalucco e i lupi sono in strada..speriamo bene!! Intanto ti volevo dire la mia su questo argomento; condivido in toto il pensiero di Nicolò.. la macerazione dei vini bianchi crea una standardizzazione...insomma và bene sperimentare ,ma il troppo orange fa sembrare tutt i vini uguali.Mio parere ovviamente. io ho provato poco e niente , l'anno scorso con un po' di trbbiano modenese e ti devo dire la verità dopo 2 settimane ho fatto del compost per le piante :)
    Di Radikon il 2005 non l'ho sentito, però gli altri si, mi hanno clpito per la novità dell'assaggio ma piaciuti da berne il secondo bicchiere no!Un altro che con la macerazione ci spinge e doro princic.. ecco i suoi vini non mi piacciono per niente....lo sò che sono retrogrado, però in tutti i suoi vini bianchi c'era una matrice comune che non mi piaceva,e l'ossidazione era sempre lì in agguato. e l'ossidazione è un difetto nei vini !
    Che ti devo dire a me piacciono i vini bianchi che evolvendo nel tempo sanno mantenere una loro spinta acida , che non siano ossidati, e che in gioventù mi possano dare dei profumi
    primari che possa in qualche modo legare all'uva di provenienza.
    Tanto per dirti a me piacciono i vini di Ronco del Gelso ;i suoi tocai possono invecchiare da Dio ...dal 97 al 92.
    i bianchi di Edi Keber per restare in regione- anche se personalmente i vini di R. del Gelso sono migliori-passando ad altre varietà Verdicchio di Villa Bucci,Fattoria Coroncino e tanti altri.
    Io non vorrei che a forza di macerare mi si macerassaro i .....gusti . ciao GP
    P.S. si vede che oggi non lavoro :) :)

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  8. Ciao GP (sempre che i famelici lupi modenesi non ti abbiano divorato),
    la macerazione "può" generare standardizzazioni. Il discorso, per quel che mi riguarda, è che negli esempi migliori (Radikon, Princic, Podere Pradarolo, etc..) i vini vengono amplificati nei sapori e negli odori, diventano più complessi e spesso mantengono una buona base acida, diventano per me un mix micidialmente buono. E certe ossidazioni a volte presenti, non costituiscono un particolare difetto davanti ai tanti pregi. Ma dobbiamo davvero fare una serata "punitiva" solo con macerati e cercare di convertirti.
    Certo è che mi piacciono anche tanti bianchi non macerati ma faccio sempre più fatica ad apprezzare certe espressioni precisine e "lievitose". Ma, come si dice, siamo un'opinione sempre in attesa di essere smentita.

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