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LE GRANDI DOMANDE DELL'UOMO MODERNO

Ahò, stasera dove mangiamo?
La domanda, nel mio caso, è spesso una domanda retorica, una sottodomanda con implicita una domanda ben più grossa: Stasera dove possiamo andare a mangiare in un posto che abbia una bella carta dei vini (aka discreta profondità, forte ricerca nel territorio e personalità nelle scelte che denota un ristoratore appassionato e che si sbatte per cercare le cose, magari perché a lui (cioè il ristoratore) magari piace il vino; e prezzi corretti [nota 1]), la giusta dose di informalità che non sfoci nella sciatteria, un oste che ti metta completamente a tuo agio e che, magari, non ti serva il vino in quel crimine-verso-l'umanità che sono i bicchieri da Barolo (quei bicchieri tondi tondi che tendono a ridurre l'area olfattiva ad un micron)?
La risposta a questa domanda spesso è automatica e pronunciata all'unisono: Noè a Faenza (non ha sito web e forse neanche il fax, perciò l'indirizzo è Corso Mazzini 54, e il tel. è 0546-660733). Il titolare è Andrea Spada, eterno giovane che quando era veramente giovane è stato anche miglior sommelier d'Italia. Ma dei sommelier tradizionali ha ben poco preferendo al loro usuale stile dadaista nella descrizione dei vini, un'approccio diretto e preciso che parte dal "Mi piace o non mi piace" per poi empaticamente discutere con te sul perché gli piace, chi lo produce etc etc. Insomma, un uomo che gira, si informa, promuove le realtà che gli piacciono e a cui piace parlare di vino. Un uomo appassionato.
Da Noè si mangia dal discreto al buono, si spende il giusto (concetto mooolto relativo ma il menù sta sui 30 euro e le bottiglie hanno ricarichi commoventi) e se Andrea vede che siete curiosi, vi sbicchiera quasi qualsiasi cosa e ascolta il vostro parere (cioè, lo ascolta sul serio). Organizza un sacco di roba (ad es. il 15 novembre c'è il sardo Dettori), è imbazzato (termine di dubbia origine romagnola il cui significato si potrebbe riassumere in "ha molte conoscenze" ma in senso non deteriore) con produttori, giornalisti, agricoltori. 
E così ora sapete come si è risolta qualche sera fa la domanda "Ahò, dove mangiamo?".
E riguardo la seconda e più complessa domanda ("Che se beve?) eccovi la risposta:

(immagine tratta da Blog&Wine)
Albana Fiorile 2008 e Riesling Ciarla 2009 (Fondo San Giuseppe): nuova azienda di Brisighella. Il titolare, Stefano Bariani,  ha acquistato dei terreni vitati da Vigne Dei Boschi e ha iniziato a produrre dei bianchi. Biodinamico, emergente e con l'Albana ha pure preso il premio come vino-slow. E da essa cominciamo. In etichetta 15,5° ma questa è un'uva che i gradi li fa se spinta a giusta maturazione. Colore vicino al miele con un accento ambrato lungo i bordi. Naso potente con le classiche riconoscibilità del vitigno (buccia di pera, mela zuccherina), appena squilibrato nella pungenza alcolica. E bocca che riverbera quella pungenza e poi si distende, anche troppo per quello che si dimostra come il maggior limite del vino: una placidezza che sfocia quasi nella mollezza, una mancanza di dinamicità che gli fa perdere qualcosa in complessità. In sintesi, prodotto piacevole e muscolare senza quello sprint di profondità. 83/100. Il Riesling parte con una marcia diversa. Niente di ostentato e potente. Colore non carico ma acceso, naso intensissimo con note agrumate e un leggero rimando agli idrocarburi. E bocca molto buona, con acidità non in esubero e sorsata molto calibrata. Meno grasso e definito, per fare un esempio in tema, del Riesling 16 Anime di Vigne Dei Boschi ma una bottiglia piacevolissima. 86/100.  


Bianco 2005 (Massa Vecchia): Vermentino e Malvasia Bianca di Candia. Siccome ce l'ha in catalogo Velier, vi rimando alla sua scheda tecnica. Da bravi toscani, i loro vini costano abbastanza (questo sui 35 euro in enoteca). Epperò capaci di grandi vini all'interno dei vini naturali, anzi dei vini tout court. Nessuna estremizzazione nella macerazione (20/25 giorni) anche se l'impostazione è da orange wine. Quindi colore assolutamente verso l'ambra e naso dalla complessità seducente (erbe aromatiche, dolcezza d'acacia, qualcosa di agrumato, frutta candita). La bocca è nella fantastica tradizione di questi vini: leggermente tannica, ampissima e senza asperità. Lo bevi e pensi a cos'è quella cosa buona che hai in bocca e intanto ti ritrovi a berne ancora. Come sempre, il braccio è più veloce della mente. 90/100 e qualcosa di più.

E poi la sorpresa della serata, una di quelle cosa che Andrea Spada tira fuori e ti guarda e sembra dire: "Se non le bevo con voi queste cose..."
Barolo Riserva Speciale 1961 (Aldo Conterno): pare sia stata una buona annata il 1961 in Piemonte. Il nostro simpatico 49enne in effetti non è ancora defunto. Colore non precipitato, discreto impatto al naso, anche della sapidità in bocca. Basta non chiedergli  di essere più di quello che è. Non è più (quasi) vino ma un'altra categoria, uno sherry stravecchio liso ma non crollato; è un'emozione legata all'età e al nome; è una bevanda che cede molto gradatamente nell'arco della serata e che innesca dei pensieri e delle riflessioni; è la bevanda più vecchia che ho bevuto in vita mia ed era ancora dignitosa. Ecco. Un dignitoso signore che ci racconta di quando da giovane andava a caccia, amava, viaggiava e che ora non può quasi più nulla. E che si ascolta con attenzione e rispetto. E che, si sarà capito, rientra nella categoria dell'ingiudicabile.






nota 1: per prezzi corretti si intende qualsiasi prezzo finale di vendita al tavolo che non abbia subito gonfiature speculative stile mutui subprime; esempio pratico, se un ristoratore ha pagato una bottiglia 10 euro + iva, la visione di una cifra tipo 24 euro sulla carta di suddetto ristoratore induce un vago senso di tristezza e un certo nervosismo. Proprio perché si è coscienti delle enorme difficoltà del periodo, della fatica per "tirare avanti la baracca" tra bollette e materie prime e affitti, quella dei guadagni sul vino dovrebbe essere una voce leggera e mobile. Ossia, come spiegano quei ristoratori che hanno visto la luce, il vino è una di quelle voci da far girare il più possibile, da promuovere con politiche dei prezzi aggressive (perdonatemi l'espressione da manager anni '80 stile Gekko in Wall Street) e ricarichi sui 30-40%. Il guadagno grosso si farà sul mangiare.       

Commenti

  1. Ottime osservazioni.Già ci sono gli etilometri,se ci mettiamo anchi i ricarichi disonesti...Sarai ad enologica?ciao Mugellesi Ivano

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  2. Sicuramente. Penso tutti i giorni e probabilmente la sera dovranno cacciarmi a forza. Fra l'altro nel programma ci sono degustazioni o "laboratori" che parrebbero molto interessanti. E questo week-end c'è una piccola anticipazione (molto in piccolo in realtà) a Ravenna, Giovinbacco, con svariate cantine romagnole e la presentazione della guida vini Slow Food. Se sei in zona...

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  3. No, non sarò in zona sabato all'enoteca le Lune per una degustazione dei vini della Castellada di Bensa, spero di incontrati a Faenza. Ciao Mugellesi Ivano

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  4. Oh ecco... ti dico che l'Andrea Spada è stata forse l'unica o quasi nota positiva di Enologica dello scorso anno: uno dei pochi e bravi ristoratori che ho conosciuto a faenza!!questanno ci vediamo lì a costo di mettere fuori un cartello con su scritto " CERCO EUGENIO"at's salùt ciao Gian Paolo

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  5. Da questo momento chiunque legga il mio blog è autorizzato ad andare allo stand di Gian Paolo e presentarsi come Eugenio e chiedere di assaggiare tutto e pretendere un cartone omaggio.

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  6. il problema è che a enologica faccio anch'io l'Eugenio..non partecipo a enologica..saro a bere i vini di Succi a collo direttamente dalla bottiglia

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  7. Buonasera Eugenio, come wine maker di Fondo San Giuseppe la ringrazio per le note di degustazioni. Spero di averla al nostro tavolo a Enologica, o alla degustazione in programma da Noè il 24 novembre.
    Cordiali saluti

    Mirco Mariotti

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  8. Salve Mirco, sarò sicuramente ad Enologica e probabilmente da Noè il 24. Ho conosciuto il sig. Bariani tramite Paolo Babini fin dai tempi in cui il progetto di Fondo San Giuseppe si stava formando. Mi ha semmpre dato l'impressione di essere una persona serissima e curiosa e appassionata del suo lavoro, per cui non avevo dubbi sulla bontà del progetto. Parlando dei vini (davanti al bicchiere, che poi è sempre lì che andiamo a parare) con Andrea Spada e le altre persone a cena, sono state tante le parole d'elogio al di là della scomposizione analitica che uno ne può fare. E le bottiglie sono finite molto presto. Quale altro migliore elogio?

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  9. Benissimo, mi farà senz'altro piacere conoscerla!
    Ha colto l'essenza dell'idea, per questo siamo attentittisimi sia agli elogi, ma soprattutto ai commenti "fuori dai denti"... del resto essere andati in bottiglia dopo la prima vendemmia vinificata, ha costituito un "azzardo" che in alcuni momenti ci ha fatto dubitare praticamente di tutto! ;-) Diciamo che alla lunga, siamo al terzo "tentativo", la natura ripaga sempre...
    A presto!

    Mirco

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