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RIEN NE VA PLUS: GRAMENON 2010

Chissà. Nella schizofrenica insensatezza di questa vita il cui muoversi, a volte, appare quello di una pallina schizzata a folle velocità in un flipper cosmico, potrebbe anche accadere (potrebbe) che fra 10, 20 anni le cose tornino com'erano e, nello specifico, che i vini di Domaine Gramenon tornino non dico ai livelli iperuranici delle cuvée 2004, ma perlomeno alla sofisticata rotondità dei 2006 o alla potenza turbo-fruttosa dei 2007.
E invece mi ritrovo a contare col pallottoliere da una parte le bottiglie e dall'altra le annate che, a conti fatti, risultano essere
3 
No, dico.
Tre.
III.
Ripeto, 3 annate che qualcosa nei vini di Madame Michelle Aubery-Laurent non va.
Intendiamoci. Nulla di drammatico, non si tratta di un crollo verticale né una sorta di contraffazione stilistica, non di un passaggio dall'eccellente allo schifo. I vini sono ancora molto buoni, costano sempre il giusto (dai 15 euro de La Sagesse ai 32 de La Mémé, ben inteso se acquistati in enoteche francesi senza balzelli da importatore e l'e-commerce, in questo senso, aiuta): insomma, danno ancora la loro soddisfazione. 
E' qualcosa di più sotterraneo, di qualcosa di legato alla cifra stilistica. Che poi tanto sotterranea non è (mi piace contraddirmi di riga in riga). E' qualcosa di simile ad uno smottamento del sapore. Hai due immagini della stessa area. Hai un prima e un dopo. Hai un confronto tra ciò che era e ciò che è. E' il "Trova le differenze" de La Settimana Enigmistica.
E per confrontare, partiamo dal prima (Nota 1).
Il Cotes-Du-Rhone La Mémé 2004, la Grenache ceppo-centenaria passata al volo in legno e commercializzata nella primavera 2005, era un'estasi di rotondità e ciccia, un'esplosiva bottiglia floreal/fruttata con 0,0000 mollezze e tannini, come si dice, setosi, e virilizzanti (i tannini sono maschi?). Era un vino vero (finalmente un qualcosa che definiva il concetto, l'esempio fatto vino), pulito e gourmande e complesso (odori e sapori cangianti) e semplice (ogni elemento conteneva la spiegazione in se stesso e nulla da aggiungere). Era un incontro tra te e semplicemente l'uva. Era un vino che ti passava in bocca, ti lobotomizzava riguardo ogni esperienza passata, ti riformattava il cervello e poi se ne andava bello e tranquillo giù per la gola lasciandoti un enorme appetito e un "Ancora, ancora!" e una ricerca spasmodica del quantitativo necessario per un consumo giornaliero nei successivi 20 anni (Nota 2).
Insomma, era un vino molto buono.


La Mémé 2010 (ora Vin De Table) è meno buona. Molto meno buona. Perché, come nella 2009 (e, in parte, nella 2008), almeno un paio di elementi sono andati sopra le righe. Prima di tutto la maturità percepita. Quell'equilibrio maturità/frutto si è rotto. La maturità ha scavallato un confine e si è portata verso il bruciato, verso la surmaturazione, verso quelle sensazioni da uva cotta e, di conseguenza, verso una dolcezza caramellosa (di sicuro non un fattore primario per la beva). In secondo luogo, il legno. Non preponderante, non massiccio. Ma c'è. Si avverte e incupisce il quadro generale. E fatica ad andare via. Qualcosa si pulisce col passare delle ore, si fonde maggiormente col frutto. Ma il suo timbro, per quanto alleggerito, non sparisce. E sotto questi due elementi (surmaturità e legno), i dominanti dello stile Gramenon, (florealità e surplace) rimangono invischiati, vengono annacquati e imbastarditi. Sono ancora lì ma resi grevi. Attendiamo i 2011. Attendiamo la loro liberazione. Per ora, 89/100.




Nota 1: tralasciando (o implicitando nei ragionamenti) la questione relativa ai cambiamenti intrinsechi del degustatore (io) e il suo invecchiamento e/o cambiamento di gusto e/o nostalgia verso vini che ne hanno segnato il percorso gustativo (come, appunto, i 2004 di Gramenon).
Nota 2: continuando negli imbarazzanti paragoni vino/donne (questo davvero un campo minato), era come fare sesso travolgente  con miss X (mettete chi volete) che poi ringrazia e ti saluta e tu vorresti incatenarla da qualche parte e sposarla e costringerla a rimanere con te per sempre.

Commenti

  1. Beh, Eugenio, 89/100 non è mica poco eh!
    Anzi, a quel punto io devo ancora arrivarci...
    O forse ci sono arrivato solo con un vino in una annata (e tu sai quale... :)); certo che se si prende come termine di paragone l'annata 2004 di "le Memè" (mi ricordo anche un grandissimo 2008) allora, si fa dura...
    E infatti tu e Angelo quando venite da me come termine di paragone prendete sempre il vino accennato da me più sopra...

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  2. Grande nota 2. Ciao Ivano

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  3. @Gabriele: no, in effetti non sono pochi. Perché il vino è buono ma assomiglia troppo a certi Beaujolais sbruciacchiati dagli zuccheri. E perché se fosse il primo Gramenon che bevo, quello mi sarebbe parso il voto. Diciamo allora che il voto è un misto di delusione storica e realismo. "Quel" tuo vino è ben oltre i 90/100 e mi spingo a dire che la cosa è oggettiva, al di là di ogni simpatia o tentativo di promozione dei vini della nostra zona. E per me anche gli ultimi Montebrullo sono sulla scia.
    @Ivano: per la nota 2, giuro che è l'ultima volta che uso quel paragone: tanto le nostre miss X le abbiamo già incatenate.

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  4. Arrivo, in ritardo! Secondo me nota 1 è fondamentale! Invece nuove scoperte? Nuovi e futuri Manca o Gramenon, ce ne sono?
    Niccolò

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  5. Ciao Niccolò, la ricerca continua spasmodica e, come se fosse facile stare dietro alle produzioni italiane, sto anche cercando un sacco di roba francese. Recentemente mi ha veramente conquistato il Faugeres Jadis 2008 di Barral (grandissima, croccante bottiglia, ma credo che ne scriverò presto); un grande simil-Gramenon che è il Domanine Des Foulards Rouge, un Roussillon buonissimo di cui mi dovrebbero arrivare le nuove annate entro breve; gli straordinari vini di Terre Inconnue, un vin de table di Languedoc, costosetti (sui 40 euro la cuvee di syrah Sylvie), non facili da trovare ma detonanti.
    In Italia le cose più interessanti sentite recentemente sono i bianchi di Stefano Bellotti/Cascina degli Ulivi (che da un po' vedo dappertutto, supermercati, enoteche, ristoranti), una buonissima Ribolla Gialla Non Filtrata 2007 di Renato Keber (un macerato adorabilmente tannico e di gusto a 3D), gli ultimi Cornelissen rossi (lì davvero dalle parti di Manca).
    E tanto altro ancora.
    Adesso finisco di spalare la neve, mi faccio un vin brulè macerato, e metto ordine tra gli appunti.

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  6. Tu guarda, anche io sono approdato a barral e cornelissen, per ora nelle loro versioni base, ma già sufficienti per un primo innamoramento! Sento meraviglie di Marco Fon sul versante orientale, ma ancora non ho osato l'acquisto (paura di delusione? Prezzo un po' alto?). Comunque a me la Poignée de raisins e ancor più les Laurentides entrambi 2008, son piaciuti parecchio. Ho a casa da assaggiare il però vigne vecchie di manca. Non l'ho trovato fra i tuoi assaggi: te lo sei perso ;-)?

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  7. Barral ne bevvi qualcuno anni fa in Francia (mi pare i base 1999 e 2000) e mi piacquero senza entusiasmo. Poi me ne dissero meraviglie mr. Kurni/Casolanetti e Antonuzi de Le Coste (che ci ha lavorato qualche anno); e allora comprai qualche annata più recente e mi piacquero e ora questi 2008 sono una meraviglia (ne sto già riordinando). Di Fon ho letto e dalle mie parti non si trova ma troverò il modo di assaggiarlo (potere della rete). Intanto sacrificati e fai da cavia tu...
    I 2008 di Manca li ho sentiti e acquistati e descritti (http://ilcampovinato.blogspot.com/2010/08/e-gli-ultimi-saranno-i-primi.html). Senza arrivare alle vette di Ogu 2007, è una gemma in puro stile Panevino, sempre in gran forma (bevuta qualche mese fa). Così come è ottimo è Tankadeddu, il fratellino del Però Vigne Vecchie, più giocato sull'acidità e la freschezza. L'ultimo Alvas, invece, è più deludente, ribevuto anche di recente è fin troppo spinto sull'ossidazione e una certa rigidità in bocca.

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  8. non sto a dirti che anche a me l'Alvas aveva un po' deluso e il Tankadeddu l'ho trovato più "normale". Hai ragione! L'avevo letta, ma tanto tempo fa, e non la trovavo più adesso me la ricordo: bella con la lista dei però!

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  9. ma l'Ogu dove lo trovo?

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  10. Tutto finito. Magari in qualche ristorante illuminato o in certe enoteche che ne hanno preso tanto. Ma è dura. Io lo cerco sempre, ogni tanto dò un'occhiata in rete.
    Però. Però c'è una buona notizia: ho ancora qualche bottiglia in cantina. Se mai capiterai dalle mie parti (anche a Bologna), si può organizzare una bella degustazione. Un invito da considerare sempre valido.

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  11. Tutto finito. Magari in qualche ristorante illuminato o in certe enoteche che ne hanno preso tanto. Ma è dura. Io lo cerco sempre, ogni tanto dò un'occhiata in rete.
    Però. Però c'è una buona notizia: ho ancora qualche bottiglia in cantina. Se mai capiterai dalle mie parti (anche a Bologna), si può organizzare una bella degustazione. Un invito da considerare sempre valido.

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  12. uau! grazie! chissà che non riesca a liberarmi delle mie 3 donne e mezza!

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  13. In fondo sarebbe un viaggio di lavoro... Oppure un'operazione di soccorso per un amico che proprio non sa come liberare la cantina e tocca bersene un po'.

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  14. lol!
    Dimenticavo: voci molto molto affidabili (Joseph di Blasi aka Vinosseur.com) caldeggiano Domaine des Griottes! Shhhh!

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