Passa ai contenuti principali

CHE SYRAH, SYRAH.

Ancora una premessa dopo la "ghost" premessa dell'altra volta:
essendo oramai guerra dichiarata tra me e il portale o-come-diavolo-si-chiama Blogger, avendomi tale Blogger cancellato 3, dico 3, volte il post su Villa Favorita ed essendosi beccato delle maledizioni bibliche il cui tenore rasentava l'Armageddon, avendo anche accertato che Blogger vive di vita propria e come noi umani sbaglia, va in palla, si resetta, forse ama e sogna, sono giunto alla salomonica decisione di andare avanti con la vita, di andare oltre, di preparare un riassuntino didascalico su Villa Favorita da postare prossimamente, e intanto di respirare la Primavera e di parlare di un singolo vino. Eccovelo qua. Oh yeah.

St. Marsan Rosso 1999 (Poderi Bertelli): o di come lo Syrah rodaneggia e piemonteggia. Oppure. Di come una serata svolta quando salta fuori un cavaliere e una dama (nota 1). Specie se il cavaliere è tale Bertelli da Costigliole d'Asti e la sua dama è uno Syrah fatto con le marze acquistate in Francia quasi strappandole ai migliori produttori franco-sudisti. E' una tenuta dalla storia (relativamente) lunga, con origini quattrocentesche e produzione di vino da circa 40 anni. Vino che, declinato dai Bertelli, assume forme di tradizione e sperimentazione insieme. Perché fanno i loro bravi Barbera d'Asti e Monferrato Bianco e Rosso e perché fanno pure dello Chardonnay (il Giarone, un borgogneggiante vinone molto woody), del Traminer (il Plissè, ovvero dalle parti dell'Alsazia) e del Merlot. Ma negli anni, una costante è sempre stata la bontà dello Syrah. Costante che non è mai stata pedissequa riproposizione dello stesso vino. Costante nell'affascinare sempre, anche in annate rigide come la 1997 o in quella meraviglia di 1998, quasi un proto-vinovero con i suoi odori così foxy, con quel minimo di stallatico iniziale e quella dolcezza scoprentesi con l'aerazione.   

Francesità, si diceva: arrotare la erre e dire Syvah di Bevtelli; essere chic e avere lo charme e dare lo choc; e, soprattutto, dare del tu ai vari Cote Rotie o Cornas (il Chaillot di Thierry Allemand, ad esempio). Rodanesità in Piemonte perché il link tra le due regioni è talmente diretto e forte qui da rischiare la sovrapposizione. E giù nel bicchiere trovi gli odori di un bosco, trovi subito una vertigine che riporta all'humus, alle radici, alle erbe selvatiche, all'organico (merde! diceva il generale); un su e giù d'odori che è subito chiaro, vanno attesi e decodificati, parlano tutti insieme ma poi iniziano a cantare all'unisono, si addolciscono e speziano. Ed è chiaro che vanno attesi sin dal primo sorso, il sorso che di rado mente, un sorso che è setoso e tondeggiante, imperfettamente perfetto, sapido e proustiano come un pasto casalingo. Virilmente trasandato, maudit e gentile: se monsieur Bertelli e la sua dama  vengono a farvi visita, aprite senza indugi, accomodatevi di fronte a un bel camino in travertino e ascoltate senza posa i suoi racconti da Mille e Una Notte. Ne vale la pena. 94/100.

P.S: Avendo il giorno dopo ancora quel sapore in bocca ed avendo libera la serata successiva alla degustazione ed essendo fondamentalmente un monomaniaco, ho deciso di sfrecciare e tagliare la Romagna come il burro salendo verso Imola e di inerpicarmi lungo la SS 610 (o Montanara) fino a Borgo Tossignano verso il ristorante detentore di tale bottiglia e di pasteggiare amabilmente con una tenerissima di manzo alla brace annaffiata da quel miracolo riproposto del St Marsan 1999 alla più che onesta cifra di euro 35 (la boccia). Ristorante che si chiama Fita e che si è seriamente candidato come un mio posto del cuore.

Nota 1: mi rendo conto che ogni frase con al suo interno le parole serata e cavaliere e dama possa prestarsi ad equivoci e destare nella mente del lettore vaghe associazioni con l'hinterland milanese e ballerine discinte e presidenti di qualcosa e lelemora vari. Tali associazioni sono assolutamente involontarie e prive di ogni malizia volontaria. E, come sempre, la malizia sta in chi legge.

Commenti

  1. Eugenio,viste le tue frequentazioni di ristoranti potresti iniziare a bloggare anche di cibi.Se vuoi un indirizzo:ristorante ENOTECA Valsellustra, carta dei vini monumentale con alcune chicche e bottiglie d'annata.Ciao Ivano

    RispondiElimina
  2. Ciao Eugenio,i vini dei Bertelli li ho sentiti qulche anno fa al Vinitaly,mi ricordavo ci fosse anche un Sauvignon ,???Detto questo mi sono proprio piaciuti e adesso se li trovo ogni tanto li prendo-costano un po' :) :) sai la recessione ..devo comprare altre botti devo risparmiare!!Tornando ai vini li ho sempre trovati molto buoni e se vuoi fuori dalle mode/seghe mentali del momento.l'unica pecca secondo me è la distribuzione, con la scusante che si tratta di una piccola cantina.ciao GP

    RispondiElimina
  3. @Ivano: caro mio, è già 'na faticaccia con tutti 'sti vini... Eppoi le mie frequentazioni al ristorante si sono molto calmate negli ultimi anni. Se capita qualche posto nuovo (come Fita, ad esempio), mi fa piacere segnalarlo. Valsellustra la conosco, è da un po' che non ci vado ma sono sempre stato bene.
    @GP: già, i Bertelli fanno anche il Sauvignon I Fossaretti (che non bevo da qualche anno). Il bianco di punta è lo Chardonnay Giarone, di punta anche nel prezzo (credo sui 45 euro in enoteca), a volte molto "legnosone", altre volte meno. Dalle nostre parti ha un rappresentante ma, parlando anche col titolare della trattoria Fita, sono vini un po' cari, non conosciutissimi e se li compri devi conoscerli e averli assaggiati ed esserne convinto, il che non è necessariamente un male. Adesso ti ordino di tornare in cantina e spumantizzare tutto quello che puoi che la prossima settimana sei a Solarolo con Degusto con Gusto "Bollicine". E lì ci si vede.

    RispondiElimina
  4. Io ci andrò giovedi, cosi riassaggio il BiFri di GP, che è gradevolissimo e easy.Ciao Ivano

    RispondiElimina
  5. Ivano troppo buono ..il Bi Fri vuole essere un vino semplice ,di vini rudi ne faccio già troppi!ci vediamo tutti Mercoledì e Giovedì.
    P.s.A me i vini legnosi mi piacciono un sacco tipo il Giarone

    RispondiElimina
  6. Ho bevuto spesso il syrah di Bertelli, soprattutto il 99.
    In pieno relativismo empirico...è un bel vino che ha un animale ingombrante che lo penalizza quasi sempre, senza il quale, o meglio nelle bottiglie meno segnate può ambire tranquillamente agli 87-88 punti o giù di lì.

    Giarone è un vino che mi piaceva parecchio e che nel solo giro di tre anni (fra le versioni 98 e 2001) ha smesso di piacermi completamente e che poi non ho più bevuto. Preferisco pensare che sia cambiato lui.
    La restante parte della gamma schizofrenica di Bertelli m'è sempre parsa così così, anche in origine.

    Agilulfo

    RispondiElimina
  7. @Ivano e GP: allora ci si vede giovedì al grido "Abbasso lo sciampagna, viva il Lambrusco!".
    @Agilulfo: sei un moderatore di voti...
    Il '99 è foxy, animale, bestiale, quello che vuoi, ma non in modo ingombrante né fastidioso. Senza andare in quel vicolo cieco che è "a me piace, a te no", credo che qualche puzza iniziale non dovrebbe disturbare un consumatore un po' smaliziato. Specie in questo vino dove frutto ce n'è sotto e, dopo che ha preso aria, anche sopra. E specie in un vino con una bocca simile. Poi è comprensibile e normale una sensibilità diversa agli odori: nella mia personale scala di valore, il peggio sono certi nasi legnosi e cupi, rigidi e laccati, che nel 90% dei casi ritrovi in bocca.
    Giarone è piaciuto parecchio anche a me in passato. La 2006 assaggiata al volo (quindi riporto solo un'impressione) sembrava un vino ucciso dal legno e un po' più in là dell'ossidazione.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

MOMPRACEM

E' quasi inutile spiegare in cosa consista il concetto di Fascino dell'Esotico  (e di una sua sottoforma degradata che è riassumibile col detto " L'erba del vicino è sempre la più verde "), essendo questa fascinazione verso ciò che ci è lontano e sfumato (e, come dire, tra/sognato ) , un sentire comune, un richiamo verso luoghi cari al National Geographic della nostra mente. Luoghi reali o irreali. Capita spesso di sognare questi luoghi e di scriverne come un qualsiasi Salgari (il quale, si sa, descriveva Mompracem in mutande e ciabatte dal salotto di casa sua) e la cosa è ancor più accentuata quando si ha tra le mani un oggetto/feticcio che ti linka lì, tra le giungle sud-asiatiche o tra i cru della Francia verso quegli chateau o garage su cui si magnifica toccando lo schermo del proprio PC o un Atlante Mondiale Dei Vini. E' quasi ridondante descrivere come ogni bottiglia, che sia un Carmenere cileno o un Pineau d'Aunis della Loira, rimandi all...

L'ALBANA DI UNA NUOVA ERA: VIGNE DEI BOSCHI IN 5 MOSSE

" Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista " Gary Kasparov . " Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere" il generale Sunzi (da "L'Arte della Guerra") . Ora vi racconto come  Paolo Babini  ci ha dato scacco matto in 5 mosse. E' successo una serata di marzo, in una Forlì con ancora residui di neve carbonizzata dallo smog, davanti a cinque bicchieri e dentro al Don Abbondio .  Assaggiare dei vini in sequenza (e, in particolare, in verticale) è spesso una cerimonia, una danza Maori prima dello scontro. A volte una partita a scacchi. C'è una ritualità quasi guerreggiante in certi attimi, un silenzio pre-battaglia. Sei tu davanti a dei bicchieri e aspetti di fare la mossa. Li annusi. Ripassi mentalmente delle cose. Fai girare i bicchieri e resetti le cose che ti sei ripassato prima e ne pensi delle altre. Bevi. Inizia lo scontro. E' come leggere un libro, magari un libro che conosci già e che pens...

SFIDA TRA TREBBIANI: CRONACA E MOVIOLA (SOTTOTITOLO: LA NOIA)

"Cos'è il Trebbiano ?" Se fossi il discepolo di una qualche antichissima disciplina orientale e accanto avessi il mio sensei e se anche solo mi passasse per la testa l'insensata idea di porgli tale domanda, questo (il sensei ) mi guarderebbe come se avesse di fronte una bestia immonda e/o un bambino deficiente, mi bacchetterebbe le dita con un ramo di giunco e mormorerebbe: "Domanda sbagliata". E' chiaro che la sapienza la si raggiunge anche facendo le domande sbagliate e venendo corretti (a bastonate o meno).  E allora, ancora feriti nell'orgoglio e nelle nocche, ci fermiamo un attimo a riflettere, ci mordicchiamo le labbra come i bambini che siamo, e tentiamo una riformulazione della domanda attraverso una serie di domande sparse atte a capirci lo straccio di qualche cosa: Quanti sono i Trebbiani? Cosa si può arrivare ad ottenere da un dato clone di Trebbiano in un dato posto (ovvero, the sky is the limit )? Cosa vuole fare chi tratta con l'uv...