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SCIOCCHEZZAIO (E DIZIONARIO DEI LUOGHI COMUNI)

A) E così passò un'altra Enologica
La direzione comunica che il vino più buono della manifestazione faentina era il Campiume 2007 di Filippo Manetti nonostante la volatile (CB47, per approfondimenti vedere a metà del punto C); che i Lambruschi spaccavano (ed è una cosa positiva) e i Sorbara di Paltrinieri sono proprio dei piccoli (?) sciampagne e i Grasparossa di Fattoria Moretto delle spremute d'uva ma con gli attributi (palle pareva brutto); che Costa Archi rulez (= slang americano che letteralmente significa regna e nello specifico si potrebbe tradurre con E' il meglio) e in cantina gli covano delle uova d'oro (= sangiovesi 2009 e 2010) e vorrei averla sotto casa per andarci ogni mattina in pigiama a bere; che i Biologici di Brisighella adesso si chiamano Bioviticultori e che gli piace vincere facile, basta mettere insieme 6 fuori-quota e sparare una serie di vini strepitosi; che si, i rossi puzzano e i bianchi hanno la volatile (CB47, vedasi sempre punto C), ma ne La Stoppa c'è tanto arrosto e poco fumo; che il Sangiovese Sup. Ris. Michelangiolo 2008 di Calonga è un 88/100 quando mi era parso un 80/100 qualche settimana prima (ed era un voto alla qualità del legno più che dell'uva); che la stessa cosa è capitata col Sangiovese Calisto 2008 di Stefano Berti; che Podere Pradarolo mi lascia senza parole perché troppo impegnato a sgargarozzarmi i vini (vedere sempre punto C ma in fondo); che l'impressione generale era quella di un Armiamoci e partite, di una grande surplace collettiva in attesa che qualcuno si lanciasse verso un qualche tipo di traguardo (e, di solito, sono quei pochi fortunati che se ne fregano di tutto e fanno quello che vogliono),di un'edizione, quindi, prudente e di produttori con un macigno sulle spalle e davanti un 2012 che, bene che vada, tanto finirà il mondo, un macigno fatto di congiuntura economica e confusione interpretativo/critica (Dimmi Mercato, vuoi meno legno? Più legno? Meno concentrazione, più concentrazione? Dimmi, cosa diavolo vuoi?); che è possibile mi sia perso e/o abbia omesso qualche grande vino ma ogni tentativo di passare la nottata tra gli stand è stata coercitivamente frustrata dal servizio d'ordine.


B) Dialogo tra un Degustatore Maniacale e un Curatore Guida sul Mi Piace/Non Mi Piace e sul Perché.

Degustatore Maniacale: "Quindi a te il vino X non piace?"
Curatore Guida: "No."
D.M.: "Ma è un vino straordinario. La concentrazione, l'equilibrio, l'espressività arom..."
C.G.: "Si, va bene. Ma non mi piace."
D.M.: "Perché? Trovi la nota aromatica troppo invadente? Il carattere quasi animalesco è, appunto, troppo animalesco? Preferisci prodotti più composti? Ancora più scomposti?"
C.G.: "Non. Mi. Piace."
D.M.: "Ma perché?"
C.G.: "..."
D.M.: "..."
D.M.: "Forse la tipologia non va bene? Il colore? L'acidità? Troppa? Troppo poca? L'etichetta?"
C.G.: "No me gusta, amico"
D.M.: "Ma andando nel dettaglio..."
C.G.: "..."
D.M.: "Una qualche spiegazione tecnica? Un qualche filo logico che mi faccia capire qualcosa? Una linea da seguire leggendoti?"
C.G.: "Non mi piace: pochi punti. Mi piace: tanti punti."
D.M.: "..."
C.G.: "A te piace?"
D.M.: "Si, e i motivi sono..."
C.G.: "Fatti la tua guida."




C) Il sito Il Vino Degli Altri è il diario degusta/riflessivo di Andrea Scanzi. Il 18 dicembre viene pubblicata la risposta di Jonathan Nossiter (il signor Mondovino) ad un post precedente di Scanzi sui vini naturali e i loro difetti (presunti e/o reali). Nossiter risponde in vari punti. E ogni punto contiene sottotracce che indurrebbero ulteriori riflessioni. Eccone un paio:


Ma io sono felice – anzi mi sento fortunato – di accompagnare questo movimento…ma solo se non pago un prezzo troppo alto. Perché per me i vini naturali (come qualsiasi vino, con pochi eccezioni) dove il viticoltore chiede 40, 50 euro la bottiglia sono scandolosi;  l’etica del vino naturale è un’etica non solo in relazione all’ambiente ma anche davanti alla disuguaglianza economica.


Appena letta ho avuto un cortocircuito mentale. Come un sasso lanciato in uno stagno, mi sono messo a seguire i circoli di onde. Circoli su circoli.
Come Kurni e Casolanetti e il suo volersi confrontare con il meglio dell'enologia mondiale (ipse dixit), coi vari Borgogna o Hermitage o Chateau Rayas che costano 3, 4, 5 volte tanto e se il prezzo lo fa il mercato, allora questo mercato bisognerà perlomeno seguirlo un minimo, il prezzo anche come ragione d'orgoglio e di posizionamento (senza dire di ciò che spende Casolanetti tra doppie barrique nuove ogni anno, nuovi impianti a densità cinesi etc etc e senza fare troppi conti in tasca a nessuno). 
Come i Biologici di Brisighella (cioè, i Bioviticultori) che nel loro costare 3 volte meno di Kurni (e 8 di Kupra) faticano a sfangarsela coi ristoratori locali e magari sono adorati in Giappone o in Danimarca, secondo quella strana regola del Nemo Profeta In Patria per cui più ci si allontana radialmente dal proprio paese d'origine, più si diradano i drammatici  paletti mentali del tipo Romagna=Simpatia=Liscio=Sangiovese beverino=prezzi bassi (nota 1).
E lascio a voi tutti gli altri circuiti mentali sul rapporto vino/etica/ambiente/diseguaglianza economica.


Anche i più reazionari degustatori dei grandi Bordeaux, impazziscono per il Cheval Blanc 1947…che ha dei livelli di acidità volatile tra i più alti mai notati nella storia dei bordolesi.


Qui ho sorriso (dentro, fuori ero una maschera di ghiaccio). Che mondo piccolo. Altro che 7 gradi separazione. Mi sono autocitato mentalmente cercando di avvicinare la distanza siderale tra le mie esperienze e una delle pietre filosofali dell'enologia mondiale (davvero, sono anni che sento storie su 'sto vino e le sue meravigliose doti e, diciamolo, la mitologia piace a tutti). Il Cheval Blanc 1947. Che ha la volatile alta. Quei 3 esseri umani che l'hanno assaggiato con una certa continuità lo confermano. E' lo sdoganamento finale. E' l'arma finale da usare in ogni discussione. Appena uno arriccia il naso e dice "Ma la volatile...", basterà pronunciare 3 magiche parole. 
Cheval. Blanc. 1947. Nome in codice: CB47.
Adesso rivendo il mio SUV e vedo di comprarne una boccia.


E nel vino naturale, le qualità e le caratteristiche sono molto ampie. Va da un classico, dritto Meursault o Macon biodinamico di Dominique Lafon all’estremo del più “normale” fino a uno spumante Vej antico “270″(giorni sulle bucce) dell'emiliano Podere Pradarolo tra i più radicali. Capisco bene e accetto se il gusto di uno va verso Lafon e un altro più verso Pradarolo, anche se io ho piacere e imparo con entrambi.


Il primo orange spumante. Ancora senza parole. Me lo sto sgargarozzando. Que Viva Nossiter.


D) Scena: presentazione aziende biodinamiche e degustazione guidata. Protagonisti: presentatore (giovane, spigliato, collaboratore di guide), produttori, pubblico seduto davanti a 6 bicchieri. Introduzione. Il presentatore legge un passo dal libro di Rudolf Steiner sui principi biodinamici. Passano 10 minuti. Viene introdotto il primo viticoltore. Breve storia dell'azienda e del sistema di lavoro. Viene versato il primo vino. Il presentatore nasa. Il pubblico nasa. Il produttore nasa. Il presentatore dice che ci sente nell'ordine: il cardamomo; il pepe bianco macinato; i fiori di campo macerati; la pietra focaia grattata; un frutto che è qualcosa tra il mango e l'alchechengi e il cucumis melo reticulatus sottilmente uniti da una vena acida e, allo stesso tempo, disuniti da uno spettro glicerinoso che ricorda la dolcezza saccaroide che è sempre nei nostri cuori.
Uno in fondo alla sala grida: "BASTA... Lasciatemi bere."


E) Il più grande mensile di musica in Italia (Blow Up) ha deciso col numero 164 di gennaio 2012 di abolire i voti nelle recensioni. In Italia fu il primo ad usare sistematicamente un numero da 1 a 10 alla fine di ogni recensione, un numero che andava a condensare l'analisi di un disco, che costringeva il redattore spalle al muro, a schiacciare il frutto della sua disanima fino ad ottenere un succo tanto familiare e intellegibile. Un voto.
Le ragioni di questa scelta vengono spiegate nell'editoriale. Il direttore Stefano Isidoro Bianchi scrive di "...una pratica (ndr: quella del voto) che sembra diventata per troppi l'unico motivo di interesse al fine di fagocitare ascolti sempre più distratti e frettolosi... A cosa servono le parole di recensione, (...) se poi il riassunto numerico ne vanifica, nella sua risolutezza, ogni sfumatura e ogni dettaglio?
E pur nella differenza di due forme/oggetti differenti (la musica e il vino; una forma eterea e quasi incomunicabile verbalmente, e un prodotto della terra e un oggetto concreto-ma-non-troppo; un'industria squassata dal downloading selvaggio e dal peer-to-peer e milionate di ascoltatori con miliardate di mp3 ascoltati distrattamente, e un mondo senza più guru e democraticamente ognuno a dire quello che gli passa per la testa e intanto cantine che nascono una al giorno e sgomitano per sopravvivere), le urgenze riportate da quelle parole in qualche modo sembrano incrociarsi con altre riflessioni della critica enologica. Il tanto discutere sull'impostazione della guida Slow Food e sul suo tentativo di sfumare sempre più l'importanza del voto puntando il più possibile le luci sulle schede descrittive (meglio, sul racconto delle cantine e dei viticoltori prima ancora che dei singoli vini). Dare un taglio all'ossessione del voto, alla riduzione di ogni parola in un numero. Basta coi 100/100, coi 3 bicchieri, coi 10/10, coi 20/20. Leggetevi le descrizioni, caproni. Entrate dentro la cosa. Ascoltate, assaggiate, giudicate. Ma senza numeri. Solo fiumi di parole. 
Io che volevo solo uno di cui fidarmi che mi desse uno straccio d'un voto e una breve descrizione e che mi consigliasse cosa bere. 
Mi auto-infliggo un 5-. 
Anzi, insufficiente meno.


Nota 1: con prezzo basso si intende qualcosa sotto i 5 euro (meglio se sotto i 3) e la cosa può assumere aspetti divertenti se detta da gente che gira con dei SUV da 80.000 euro, con i quali 80.000 euro (sempre senza fare i conti in tasca a nessuno) si potrebbero tranquillamente acquistare circa 8.000 bottiglie di un qualsiasi di questi produttori.







Commenti

  1. Scusa ma si può sapere chi era quel genio Curatore della Guida ? Era a Enologica ?Sono troppo curioso...ciao GP

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  2. Nossiter...
    Mah, sarà perchè io sono un romagnolo "vecchio stampo"...
    ...io lo manderei a lavorare...
    Gli comprerei un vocabolario della lingua italiana e probabilmente ci discuterei fino all'ultima parola su cosa sia un vino "vero"...
    Probabilmente lui taccerebbe me di produrre vini "tossici" perchè ho usato spesso i lieviti comperi...o le barriques nuove...che lui chiama il "botox" del vino...

    In una cosa però sono d'accordo con lui...i vini vengono ricaricati troppo da parte di enotecari e ristoratori e questo, secondo me, ne frena un bel po' gli acquisti...
    ...ti dicono "sai bisogna calcolare anche lo stoccaggio"...
    Eh no, non ci sto; perchè, scusassero, stoccare una boccia di Assiolo costa come una di Chateaux Petrus per cui 'ste scuse le raccontino a chi crede a Babbo Natale...

    Ciao.

    PS
    Spero di riprendermi dalla FLU per fare una serata Riesling

    PS2
    @ GP Vieni anche tu vero?

    RispondiElimina
  3. E a proposito di SUV...
    Mi fanno ridere certi produttori che sono BIO-NATURAL-TALIBAN-VOISIETEDEITOSSICIINQUINATORIINDUSTRIALI che si proclamano paladini della difesa della natura e poi girano con delle auto che emettono più CO2 della nave che si è arenata davanti all'isola del Giglio...

    Ma per favore...

    RispondiElimina
  4. GP@ il Curatore è una specie di archetipo del caos critico attuale, un mix di discussioni reali e cose lette in giro. Un continuo rimando alle opinioni, al "io-la-penso-così" e le ragioni sono spesso nascoste dietro una cortina di termini come "eleganza". E a volte ho paura a sollevare questa cortina.
    Gabriele@: leggendo le dichiarazioni di Nossiter, avendolo ascoltato alla radio, io invece provo una certa simpatia per il personaggio. Che tifa per una cosa e lo dice chiaramente e cerca di motivarla (almeno cerca di motivarla). Che va da GQ e dice che molti ristoranti hanno ricarichi vergognosi (beh, si sapeva ma ridirlo non fa male) e che certe aziende lavorano con molta chimica (tutta roba ammessa ma per lui è un modo di truccare il vino). E tu, rispetto a certe aziende, sei un biodinamico oltranzista, credimi (cioè, lo sai già).

    RispondiElimina
  5. Gabriele certo che ci verrò!1
    Per quel "canghero"- da leggere con leggera inflessione modenese che significa brutto coso o giù di lì- francese ...be spero per lui di non incontrarlo mai . Giuro che lo sputo sarebbe la cosa più carina che gli tererei in ghigna - faccia- .Insomma l'ho già scritto altrove mi stà sui maroni- no ex ministro-
    Dico solo che ciò che dice è retorico e privo di significato ,gli darei una bella zappa e tanta vigna da rincalzare.

    RispondiElimina
  6. @ Eugenio
    Guarda, 'sta storia della bio-dinamica mi sta parecchio cominciando a stracciare i maroni - no ex ministro...
    La visione da parte del 99 % dei produttori di quel "partito" sta diventando una cosa farneticante...
    Chi non è Bio - qualcosa è un killer della natura, del genere umano, di tutto il terreno che ci circonda...
    Ma fatemi il piacere...
    ...Nossiter fondamentalmente è un cialtrone.
    Aggiungo anche che se guardate "mondovino" dà un ritratto della viticoltura Italiana che è ancora ancorato ai soliti stereotipi e soprattutto non è quello vero. Ricordo che per la stragrande maggioranza dei casi i produttori sono "piccoli" nel senso che la loro azienda è costituita da pezzi di terra di meno di 5 ha...e quindi?
    C'è bisogno sempre di prendere in mezzo i vari conti, marchesi etc etc, che probabilmente non sanno nemmeno dove sono le loro vigne?
    Sempre e solo i francesi eh! Maddai che tuttora usano il Folpet (che è un prodotto cancerogeno) non una volta all'anno, ma ad ogni trattamento (fonte: il sottoscritto che ha intervistato dei viticoltori Alsaziani)...
    Un po' di zappa, vanga e badile al Sig. Nossiter non farebbe male.
    La barrique il "botox" del vino? Ma che cazzata...mi viene in mente una persona che sostenne di bere solo vini Borgognoni e che la maggior parte dei vini di qualità Italiani non li beveva perchè facevano il passaggio in Barrique...
    ...beata ignoranza...
    Ecco, proprio a Nossiter che esalta la Borgogna non viene in mente che la la usano da tempo immemore (ah! forse non è la vera barrique, perchè anzichè 225 litri, ne contiene 228...per quello....)
    Che pena...
    Vi faccio queste domande che sono state poste sul forum del GR da uno dei suoi esponenti più importanti:

    - Biondi Santi è "bio-niente" ...è un avvelenatore?
    - Conterno (entrambi, sia Roberto che Aldo) sono "bio- niente": sono non eco-compatibili?
    - Quintarelli è "bio-niente" : il vecchio Bepi(R.I.P) è un ecoterrorista?
    - Soldera è "bio-niente": è un inverecondo enointrallazzatore?
    - Incisa della Rocchetta è "bio-niente": è un esecrabile inquinatore?
    - Giacosa è un "bio-niente": è un enochimico prezzolato?
    - Valentini è un "bio niente" : fa vini da discarica controllata per rifiuti speciali?

    (Cit. Vinogodi)

    E aggiungo:

    - Gabriele Succi è un "bio-niente": si è mai intossicato qualcuno bevendo i suoi vini?

    Il mì nonno direbbe: "pòvra Itaglia..."

    RispondiElimina
  7. @ GP
    Scusa la correzione eh...
    Ma Nossiter è Ammeregano...
    Ciao

    RispondiElimina
  8. Ciao bio-niente Succi,sono d'accordo con te, si sta esagerando con posizioni troppo talebane, sicuramente meno chimica si usa, meglio sarebbe però se guardiamo al comparto alimentare non dovremmo più mangiare niente (l'acqua in bottiglia ha una scadenza quindi...) Io credo che ci sia una terza via perchè non utilizzare la tecnologia quando non è invasiva piuttosto che fermentare in tini a cielo aperto, sperando che non faccia troppo caldo(visto che sono cambiate anche le stagioni)ed inoltre tutti questi vini bio qualcosa sono diversi da bottiglia a bottiglia puoi trore quella buona ma anche no, in quel caso cosa volevo acquistare: un idea del produttore oppure un vino da bere senza troppe seghe mentali?X Eugenio podere Pradarolo il Vej 2005 non era proprio il massimo il 2006 era di un altro livello, l'esperienza aiuta.Ciao Ivano

    RispondiElimina
  9. Presupposto: il mercato del vino bio-qualcosa è una nicchia di quella nicchia che è il vino di qualità in Italia (in Francia è un po' meno nicchia). Quindi, al momento, si discute tra 4 (metaforicamente) gatti, volti più o meno noti che si incontrano spesso nei soliti luoghi virtuali (blog, siti, etc..) o reali (fiere, degustazioni, etc...). E le discussioni sulla qualità di certi vini bio (perché in quello si va a parare, la qualità del prodotto), hanno i loro momenti migliori quando qualcuno si è costruito un'esperienza degustativa e spiega cosa gli piace in certi vini, come c'è arrivato come percorso, arrivare a spiegare come per lui un certo tipo di sapore è meglio di un altro. I pochi "talebani" chiudono per definizione ogni porta di dialogo e si autoescludono. Quelli che credono in un certo tipo di vino ascoltano e cercano anche di convincere l'altro: questa è la dialettica. La mia opinione su Nossiter è basata su poco, delle dichiarazioni, qualche filmato, qualche intervista. Però non mi è sembrato talebano, mi è sembrato uno che porta avanti una sua visione del mondo del vino. Un'opinione relativamente autorevole, ma appassionata e senza alcun interesse. Certo, dice che Casale Del Giglio è "tossico" e il termine è sopra le righe (alla radio con Paolini ha spiegato e corretto). Per me i vini di Casale Del Giglio sono corretti, tecnicamente ineccepibili, ma proprio poco interessanti, sono cose che 10 anni fa mi piacevano ma 10 anni dopo ho scoperto altre cose. 10 anni fa adoravo i Traminer, adesso mediamente faccio fatica a berne 2 bicchieri mentre mi scolo un Vej o un Trebbiano di Bragagni. Preferisco una profondità di gusto e qualche imperfezione a una monolitica e spesso statica precisione. E questo tipo di vini che si porgono così "naturalmente" possono anche non essere certificati biodinamici o "naturali" o come diavolo vogliamo chiamarli; possono essere tutto quello che vogliono, basta che si avverta il peso di un'uva sana lasciata nei limiti del possibile libera d'esprimersi.

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    Risposte
    1. Eugenio,
      disquisire con te di queste cose mi fa tornare "calmo e tranquillo"...è un piacere insomma...
      Quoto tutto quello che hai scritto, soprattutto sul fatto che a noi piace degustare certi produttori che hanno compiuto un percorso e i loro vini hanno tutte le qualità assolute per poter competere con TUTTI senza alcuna difficoltà...anzi li conosciamo molto bene :)
      Quello che davvero non sopporto è il "razzismo" che manifestano certi produttori nei confronti di altri benemeriti...non il sottoscritto eh! :(

      Sui vini di CdG e sul resto, quoto tutto pure lì...un attesa della serata Riesling che abbiamo in programma...

      Ivano porta qualche Mosella, GP qualcosa che ha raccattato al mercato della FIVI e io che ho preso in Canada...

      :) :)

      Elimina
  10. Caro Eugenio sai bene che non sono talebano ne per i "tradizionalisti" ne per bio-qualcosa provo a bere di tutto. La vitoska che abbiamo bevuto a casa mia (50 euro in enoteca) non ti era piaciuta: non è tutto oro quel che luccica.Trebbiano e albana di Bragagni sono buomi Pratoasciutto (su tuo consiglio)non mi è piaciuto per niente.Siccome io i vini li pago (come diceva Kenray) il mio giudizio è insindacabile!!! Ad Enologica fuori dal coro c'era il Fontana dei Boschi "buonissimo" secondo me meglio dei lambruschi di Paltrinieri (erano più buoni l'anno precedente). Tutto è sogettivo. Ciao Ivano

    RispondiElimina
  11. Caro Ivano, difatti non c'è nessuna difesa della categoria, anzi, una "liberalizzazione" del gusto (per stare nell'attualità parlamentare). Che mi ha portato, attraverso anni d'assaggi, ad entusiasmarmi verso un certo tipo di vino che non è solo un'idea ma una pratica dialettica uomo-bicchiere (che non sempre luccica, questo mi pare normale, ma quando lo fa, lo fa alla grande). Per dire, la Vitovska bevuta da te non era assolutamente una vetta, era problematica e frenata nello sviluppo; epperò per me era piacevole e meglio se paragonata (per stare ad un mio assaggio recente) ad un Sauvignon Sanct Valentin, discreto vino con tutte le sue cosine a posto ma di una staticità unica. Pratoasciutto 2006 l'ho ribevuto qualche giorno fa e rimane buonissimo, puzzone all'inizio ma poi sempre più pulito e disteso, ma non devo convincerti. Oppure si, perché tutto è soggettivo ma cerchiamo di entrare nel bicchiere e sviscerarlo: forse un qualche elemento oggettivo salta fuori.
    Adesso preparati per i Riesling: è consigliato giro in un parcheggio per respirare un po' di idrocarburi.
    A presto.

    RispondiElimina
  12. Sono pronto x i Riesling, spero solo che non sia martedi 31.HAi ragione Sauvignon San Valentin non emozione più anche me, però va giù che è un piacere,ne ho una bottiglia del 2007 ero curioso di aspettare e vedere la la sua evoluzione fra qualche anno.Ciao

    RispondiElimina

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